Le botteghe dei metalli

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Le botteghe dei metalli2021-05-08T08:48:20+00:00

Le botteghe dei metalli

Uno dei monumenti più famosi di Firenze è senza dubbio il Ponte Vecchio con le sue caratteristiche oreficerie. Attraversando l’Arno i passanti sono attratti dal luccichio dei gioielli ed è difficile non fermarsi davanti ad una vetrina per ammirare la raffinatezza delle collane, degli anelli e dei bracciali.

Da più di quattro secoli il Ponte Vecchio ospita le oreficerie, a malapena potremmo immaginarci l’epoca in cui gli unici padroni del ponte erano macellai, calzolai e altri venditori di generi diversi.

Fu il Granduca Ferdinando I a cambiare radicalmente l’aspetto del ponte, emanando il 25 settembre del 1593, l’ordine di adibire tutti i locali esclusivamente ad oreficerie. Ironicamente si potrebbe dire che il Gran Duca aveva sicuramente il senso dell’olfatto molto acuto e, quando passava da Palazzo Pitti verso Palazzo Vecchio dal cosiddetto Corridoio Vasariano, non sopportava gli odori delle botteghe.

In realtà il Granduca voleva sicuramente abbellire questo “luogo assai frequentato da gentiluomini e da forestieri” per dare un’immagine più bella e più fastosa della capitale del Granducato di Toscana. Ma non solo sul ponte si nascondevano i gioielli fiorentini. Infatti, le botteghe degli orafi erano molto diffuse, grazie anche alla richiesta in forte crescita delle preziose lavorazioni.

Si creavano non solo gioielli ma anche il vasellame e gli arredi sacri per le numerose chiese di Firenze.

Nel 1322 gli orafi si associarono alla corporazione che faceva parte della potente Arte della Seta.

Lo stemma dell’Arte della Seta (la piccola porta rossa sul fondo bianco), si vede ancora oggi su alcuni edifici nell’area di via Por Santa Maria.

Il patrono della corporazione era per l’appunto Sant’Eligio, orafo e vescovo francese del settimo secolo. Presso le botteghe degli orafi iniziarono la loro carriera molti artisti fiorentini. Infatti, la minuziosità e la precisione che richiedeva questo mestiere, erano indispensabili per le lavorazioni manuali degli stessi metalli.

Inoltre non esisteva una netta distinzione fra orafi, pittori, architetti o scultori, per cui molti artisti accettavano le commissioni in tutti gli ambiti. Così troviamo nelle liste dei membri della corporazione degli orafi il giovane Filippo Brunelleschi, futuro creatore della cupola del Duomo, e il suo più grande concorrente Lorenzo Ghiberti, autore delle due porte del Battistero.

Un orafo brillante e molto apprezzato è stato anche Andrea del Verrocchio, primo maestro di Leonardo da Vinci.

La magia del luccichio dei metalli preziosi durante i secoli ha fatto impazzire migliaia di persone, ha rovinato vite e provocato le guerre. Ma la stessa magia ha fatto nascere un mestiere che sembra essere capace di resistere a tutti i cambiamenti della nostra epoca.

Si sa che “Tutto è fumo e vento, fuorché l’oro e l’argento”

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